Articolo di SprinTicino.ch, foto gettyimages
Su SprinTicino.ch si apre una nuova rubrica! Questa volta i protagonisti saranno i grandi atleti ticinesi del passato intervistati in esclusiva da SprinTicino.ch. Si inizia con Patrick Vetterli, classe ’61, ex atleta e attuale allenatore del US Ascona. Decathleta, detentore del record ticinese, partecipò alle olimpiadi del 1984 a Los Angeles.
Com’è nata la passione per l’atletica leggera? Quando? Dove?
“Ho cominciato a praticare l’atletica leggera negli anni ’70 nel Unione Sportiva Ascona. Inizialmente praticavo vari sport, visto che la società stessa aveva, e ha tuttora, come filosofia di fare diverse attività. Facevo parte del gruppo U10, che era indirizzato verso l’atletica, ma visto che l’USA è una comunità polisportiva, d’inverno ci allenavamo nelle palestre in vari esercizi ginnici.”
Eri forte fin da subito?
“Inizialmente non ero un talento a prima vista, ero piuttosto mediocre. La mia difficoltà era la crescita, ho smesso di svilupparmi solamente a 20 anni. Questo inizialmente fu un problema perché tutti i miei compagni erano già maturati fisicamente ed erano molto più forti nelle categorie giovanili. Ho cominciato a fare i primi importanti risultati soltanto nelle categorie U18/U20.”
Prima di fare decathlon eri specializzato in un’altra disciplina?
“No, come detto prima la filosofia della società era quella di far provare un po’ di tutto. Quindi, visto che anche a me mi piacevano tutte le discipline, gareggiavo su piccoli triathlon, pentathlon, addirittura ho provato il lancio del martello e il salto triplo. Dunque ho sempre fatto tutto, fino ad arrivare a specializzarmi nelle discipline del decathlon.”
Quando hai capito che l’atletica poteva diventare qualcosa di più di un semplice hobby?
“Al primo anno da U18 ho capito che avevo potenziale per fare bene. Ho partecipato ai campionati svizzeri giovanile, duranti i quali presi a parte al decathlon. Era ridotto perché c’erano soltanto otto discipline, mancavano disco e il salto con l’asta. La cosa che mi motivava molto era che in società c’erano alcuni atleti più grandi e più forti di me e questo serviva per spingermi sempre più in avanti.”
I primi risultati importanti quando iniziarono ad arrivare?
“Al primo anno juniores (U20) arrivai terzo ai campionati svizzeri giovanili di decathlon. Tra l’altro, in quei anni, si correvano i 110h sul 1.07m, si lanciava il peso da 7kg e il disco da 2kg. Erano già le caratteristiche per le categorie attive. Sempre quell’anno entrai per la prima volta nella selezione nazionale. Venni selezionato in due ambiti: nel decathlon e nel salto in alto, disciplina nella quale ero più portato. Invece l’anno successivo feci il record svizzero U20.”
Prima dei giochi olimpici, hai partecipato ad altre competizioni internazionali?
“Tranne qualche competizione con la nazionale, che incontrava altre nazioni, le olimpiadi furono la prima prova a livello mondiale. Purtroppo non è come oggi, che ci sono i vari campionati giovanili. Quindi andare direttamente ai giochi senza esperienza non fu ideale.”
Quando ti sei reso conto che potevi ambire ai giochi olimpici 1984?
“Prima di tutto ci fu la selezione nei quadri nazionali. Con Michele Rüfenacht partecipai ogni due settimane a dei mini campi d’allenamento a Macolin. Li incontrammo una quindicina di decatleti e questo mi motivò moltissimo. Grazie a questo e grazie a degli allenatori molto esperti e professionali, ci fu una crescita costante. Non feci mai un balzo di qualità, ma uscito dalla categoria U20, un processo di lavoro lungo sei anni mi portò ai giochi olimpici. L’anno più importante in vista delle olimpiadi fu comunque il1983″
In che gara hai ottenuto il limite per Los Angeles ’84?
“Ho ottenuto il limite nel giugno 1984 con Michele. Alla festa federale di Winterthur, durante la quale erano integrati anche i campionati svizzeri di gare multiple.”
Quali sono stati i sacrifici per ottenere tali risultati?
“Un grande sacrificio è stato condividere la formazione con lo sport d’élite. Iniziai con un apprendistato come poli meccanico e poi ne feci un secondo come disegnatore di macchine. Finii i due tirocini a 23anni. Ai quei tempi, gli apprendisti lavoravano 9 ore e un quarto. Per i miei livelli atletici era complesso combinare l’allenamento e la formazione.”
I giochi olimpici hanno cambiato molto la tua preparazione alla stagione?
“Ogni anno facevamo una preparazione di base invernale per arrivare alle prime gare indoor. In base ai risultati della stagione precedente si decideva su cosa lavorare maggiormente. Infine si continuava con i vari campi d’allenamento in giro per il mondo. Per quanto riguarda l’anno olimpico, ho potuto lavorare con una percentuale inferiore, in modo da potermi allenare molto meglio. L’inverno del 1983 è stato molto importante visto che è stato possibile fare un ottimo lavoro con la società e con il quadro nazionale.”
Quanto è stato importante andare ai giochi con il compagno Michele?
“È stato importante. Avere accanto un compagno d’allenamento e amico in un evento così grande come le olimpiadi è stato di grande aiuto. Inoltre Michele, con un campionato europeo alle spalle, aveva più esperienza di me.”
Com’è stata l’esperienza dei giochi olimpici?
“Ho tantissimi bei ricordi e bellissime esperienze, ma una delle cose più belle fu il villaggio olimpico. Entrare in un villaggio olimpico e vedere tutti questi atleti di qualsiasi sport e viverlo giornalmente è qualcosa di unico. Inoltre la città di Los Angeles è qualcosa di veramente speciale per me, visto che è anche stato uno dei miei primi viaggi così lunghi e lontani da casa. Quando sono entrato nello stadio olimpico è stata un’emozione unica. Anche perché era uno stadio storico usato per i giochi del 1932, ovviamente con qualche piccola modifica. 90’000 spettatori sono impressionati. Purtroppo siamo stati solo poco tempo a Los Angeles, per via che volevamo trovare la giusta combinazione fisica-mentale. Oltre a ciò abbiamo potuto vedere poco gli altri sport, dovendoci preparare alla nostra gara.”
Che ambizioni c’erano sul fronte risultati?
“L’obbiettivo che ci eravamo prefissi, io e il mio team, era quello di ripetere il punteggio ottenuto alla festa federale. È stato difficile e quasi troppo, fare come prima gara internazionale ai giochi olimpici. Dovrebbe essere LA competizione della carriera, per me è stata anche la prima a livello internazionale. Alla fine il risultato fu positivo, ma purtroppo non raggiunsi l’obbiettivo prefisso.”
Dopo la buona esperienza a Los Angeles, quali erano gli obbiettivi futuri?
“Sicuramente l’obbiettivo era quello di partecipare ai giochi ’88. Avevo quattro anni per prepararmi ai Giochi olimpici di Seul 1988. Riuscì a qualificarmi subito, alla seconda delle tre prove che avevamo per ottenere il limite. Risultato che tutt’ora è record ticinese. Dopo la qualifica decisi di fare una breve fase di allenamento invernale, visto che i giochi olimpici erano soltanto a settembre. Durante questo periodo di avvicinamento all’evento scelsi anche di partecipare ai campionati svizzeri, come allenamento. Ovviamente feci un pessimo risultato, ma era voluto, in modo da testare la mia forma sotto carico. Nel frattempo anche altri due atleti ottennero il limite per i giochi. Alla fine non andai a Seul perché la federazione svizzera ritenne che il risultato ottenuto ai campionati svizzeri dagli altri due atleti, fu più importante di quello che avevo mostrato io quella stagione. Andarono alle olimpiadi i due tedeschi, anche se io avevo ottenuto un punteggio di qualifica più alto.”
Quando si è conclusa la tua carriera agonistica?
“Dopo il 1988 feci ancora un anno e poi a soli 28 anni conclusi la mia carriera. Ho smesso per scelta, visto che erano da più di 15 anni che facevo solo questo e decisi di cambiare.
Inizialmente, come diversi atleti che smettono, ho voluto uno stacco da tutto il mondo dell’atletica. Volevo scoprire nuovi sport. Ma anni dopo sono tornato ad allenare nel USAscona.”
Dopo la carriera sportiva come è continuata la tua vita?
“Ripresi la formazione che per qualche anno avevo messo in pausa. Andai a Macolin ad iniziare la scuola di docente di ginnastica. Poi mi specializzai in educazione nello sport in ambito scolastico e riabilitativo con pazienti cardiopatici. Nei anni avvenire mi sono formato come allenatore Swiss Olympic. Per qualche anno feci l’allenatore di condizione fisica per Swiss-Ski. Sia per lo sci alpino che per il freestyle. Alcuni degli atleti che seguivo andarono ai giochi olimpici nel 2006. Attualmente sono docente al centro sportivo di Tenero e lavoro nella promozione della medicina nello sport e della diagnostica sportiva.”
Per concludere, rifaresti le scelte fatte in passato?
“Certamente, ma con le conoscenze attuali (ride, ndr)”