Roberto Delorenzi: “Il titolo europeo? Qualcosa di speciale”

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Giorgia Mossi, foto Yara Burkhalter

Il weekend appena trascorso ha regalato parecchie soddisfazioni alla rappresentativa elvetica, in primis a Roberto Delorenzi (USC Capriaschese). Nella giornata conclusiva dei Campionati europei off-road di Annecy, località nel cuore delle Alpi francesi, il 26enne ha infatti conquistato il titolo continentale nella specialità Up&Down. L’oro nell’individuale «è qualcosa di ancor più speciale. Un’emozione incredibile, da lasciare senza parole. L’anno scorso ero già stato bronzo iridato nella competizione a squadre, ma non è la stessa cosa. Non posso che essere felicissimo». D’altronde l’epicentro della corsa in montagna è in Europa. La concorrenza non manca. Italia, Spagna, Gran Bretagna senza dimenticare i compagni di squadra di Roberto e qualche outsider. «Questo conferisce attrattività alla nostra disciplina in quanto tutto rimane in bilico sino alla fine». Una tre giorni complicata da condizioni atmosferiche ballerine, da pioggia e fango. «Il terreno era bagnato, fradicio: sentieri già insidiosi di natura, erano ancor più faticosi da percorrere. Nei prossimi giorni sarà difficile camminare, ma normale amministrazione», ride.

Il tracciato di 16km e dislivello (positivo e negativo) di 2’000m rispecchiava le caratteristiche del 26enne grazie soprattutto all’esperienza incamerata nelle corse in alta quota. «Non è inusuale affrontare simili difficoltà tecniche in Ticino. La medaglia era fattibile, ma il comitato ha modificato all’ultimo il percorso preferendo l’asfalto a due chilometri di costeggiato fangoso e scosceso». Nulla ha comunque scosso il capriaschese, scattato di gran carriera da Menthon-Saint-Bernard. I concorrenti ansimano. Delo, com’è amichevolmente chiamato, sembra invece disteso. Corsi quasi 2,5km, dieci runner imboccano la strada errata: bisogna tornare indietro… Il ticinese perde quindici secondi e, almeno, altrettante posizioni. «Ho dunque allungato il passo così da ridurre, o azzerare, il distacco». La scrematura è parecchia. E sul Mont Baron, l’apice della corsa, passano “solo” in tre. Nel tratto più tecnico, quello in discesa, «sono riuscito a staccare di qualche metro Joe Steward e Theodore Klein. Il traguardo era prossimo, eppure, ancora una volta, Lukas Ehrle incalza». Un déjà vu. I fantasmi della corsa in salita tormentano Roberto, bravo però a continuare a tallonare e persino lasciare sul posto il tedesco. «Ero cotto! I centesimi di secondo fra di noi erano comunque sufficienti. Ho rallentato il ritmo, gustandomi la passerella sul lungolago».

Il 26enne ha così riscattato alla grande il piazzamento ai piedi del podio nel vertical: 7,4km e dislivello positivo di 1’000m. Nel ripido e fangoso settore iniziale «era difficile stare in piedi senza delle calzature adatte, ossia munite del corretto profilo. Più concorrenti hanno sottovalutato questo aspetto, perciò ho cercato d’imporre il mio ritmo evitando di essere risucchiato nella pancia della corsa; su questi terreni bisogna essere leggeri» in modo da non sprecare batteria e perdere in efficienza. Roberto è incollato a Steward. Il britannico, in seguito impostosi, allunga sul tratto più corribile distaccando il ticinese. A 5km dalla conclusione percepisce qualche dolorino alla milza, perde quindici secondi e anche Jacob Adkin si allontana dal campo visivo. Il terzo posto è comunque nel mirino poiché Frédéric Tranchand rimane a trenta metri, o poco meno. Nell’ultimo chilometro, però, Ehrle accorcia lo scarto. E, fulmineo, supera il capriaschese. Le forze residue sono ridotte. Roberto cerca di «tenere il ritmo, ma Lukas è fuggito. Ho così perso il podio di giornata per 0”18. Il rammarico sicuramente c’è… sono in ogni caso soddisfatto del risultato». Un risultato che, unitamente alle prestazioni raccolte da Jonathan Schmid, Jonas Soldini nonché Candid Pralong, ha permesso alla nazionale svizzera d’inchinarsi solo alla Gran Bretagna nella competizione a squadre.

Da segnalare nella categoria U20 il quinto posto di Fiorillo Camesi (USC), capace però di conquistare il titolo a squadre in compagnia del neocampione continentale Mathieu Bührer, del suo vice Loïc Berger e di Lars Oeschger. Nel saliscendi ha invece chiuso tredicesimo, perdendo terreno prezioso nel tratto a lui meno congeniale ossia la discesa. «È sempre piacevole trascorrere qualche giorno in rossocrociato: conoscere nuove persone, (r)incontrare vecchie conoscenze, scambiare qualche parola. I giovani sono motivati, intenzionati a mettersi alla prova e far prosperare la corsa in montagna». Dal 2015 in età junior fino ad ora, ben cinque grandi appuntamenti. Le rappresentative sono parecchie, eppure «l’atmosfera che si respira in queste manifestazioni è fantastica. C’è molto fair play», conclude Roberto. E, quando la propria Nazionale domina, ancor di più. Sì, perché la Svizzera ha raccolto ben otto medaglie come due anni or sono a El Paso. L’edizione zero dei Campionati europei off-road.